Lettera della SIF

ANNO III N.6  Marzo 1999


Periodico della Societa'  Italiana di Farmacologia - fondata nel 1939
Riconosciuta con D.M. del MURST del 02/01/1996
Iscritta Tribunale di Milano N. 1489 Vol. 62 pag. 459
C.F.: 97053420150 - P.I.: 11453180157


SOMMARIO
 

Saluto del Presidente
La Nostra Ricerca
(a cura di Ennio Ongini)
In Breve
Questa volta vi segnaliamo
Farmacologia Clinica
(a cura di Achille Caputi)
Congressi e Corsi di Farmacologia

 
 
 
Saluto del Presidente
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Cari Soci,
di cosa si discute in questi mesi invernali nei dipartimenti di farmacologia delle Università Italiane? Prima di tutto di concorsi di prima fascia, dato che a fine marzo le Facoltà dovranno strappare alle Università i budgets, come si dice adesso, per i nuovi posti da mettere a concorso e a fine giugno dovremo votare per le commissioni. Le domande che tutti si pongono sono quanti posti di prima e seconda fascia ci saranno nel 1999 e nel 2000, in quali sedi e come funzionerà il nuovo meccanismo concorsuale. Esso sa di antico nelle tre idoneità che ricordano la terna del passato, ma è nuovo soprattutto per il diritto attribuito alla Facoltà che bandisce il concorso di scegliere fra i tre idonei quello che meglio risponde a un profilo scientifico e didattico stabilito in precedenza, rifiutandoli tutti tre se essi non hanno i requisiti richiesti. Se, nella mente del legislatore, lo scopo di questo potere delle Facoltà era quello di avvicinare i nostri meccanismi di cooptazione a quelli delle Università americane o inglesi, permettendo di chiamare i migliori didatti e ricercatori, che possano portare prestigio e fondi, ciò non mi sembra sia quello che succederà nelle nostre Università. Dai discorsi dei colleghi, farmacologi e non, emerge invece chiaramente la possibilità che i nuovi meccanismi siano utilizzati solo per favorire il candidato locale.
Questa vuole essere una constatazione nella quale la critica è implicita, ma conosco troppo bene la nostra realtà universitaria per non sapere quali sono le ragioni e le giustificazioni: chiamare un idoneo locale costa meno che uno da un’altra sede, ogni Facoltà ha candidati che ritiene di grande valore, e talvolta lo sono, i concorsi degli ultimi anni sono stati pochi e hanno inevitabilmente escluso ottimi elementi.
Tutti siamo entrati in questa logica, tuttavia dobbiamo renderci conto che essa porterà ad una ulteriore provincializzazione delle nostre Università e dobbiamo augurarci che fra alcuni anni, quando il nuovo sistema di concorsi sarà a regime, possa prevalere il criterio della scelta di eccellenza, nell’ambito di un preciso piano di sviluppo scientifico dei Dipartimenti.
Il secondo argomento di discussione è se e con chi presentare domanda di finanziamento alla Comunità Europea. I bandi saranno certamente usciti quando questa lettera sarà distribuita e le reti saranno nella fase di formazione. In questo momento l’e-mail diffonde proposte di programma scientifico, ricerche di partners, rifiuti e formazioni di cordate che spesso comprendono anche i colleghi dell’industria. Infatti la presenza di ricercatori dell’industria farmaceutica rende più facile identificare le ricadute pratiche dei progetti richieste dalla CE. A tutti i farmacologi italiani, me compreso, auguro buona fortuna, perché occorre anche questa oltre al valore del progetto e al prestigio del gruppo che lo presenta, per ottenere un finanziamento da Bruxelles che dia tre anni di tranquillità nella ricerca.
 
Con i miei più cordiali saluti

                                                                                                Giancarlo Pepeu
 
 
La Nostra Ricerca (a cura di Ennio Ongini)
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In Italia ci sono gruppi di ricerca che ottengono risultati di alta qualità. Talvolta, questi sono riconosciuti più a livello internazionale che nazionale: con questa rubrica vogliamo portare all’attenzione alcuni esempi, prendendo spunto da pubblicazioni recenti.
Si prega, pertanto, di segnalare alla segreteria della SIF i lavori accettati per pubblicazione da riviste di elevato “impact factor”.

 
“Dall’Università”


Davì G., Ciabattoni G., Consoli A., Mezzetti A., Falco A., Santarone S., Pennese E., Vitacolonna E., Bucciarelli T., Costantini F., Capani F., Patrono C.
In vivo formation of 8-iso-prostaglandin F2a and platelet activation in diabetes mellitus. Effects of improved metabolic control and vitamin E supplementation.
Circulation 99: 224-229, 1999.

Ne parliamo con il Prof. Carlo Patrono, Direttore della Sezione di Farmacologia del Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento, Università di Chieti "G. D’Annunzio", coordinatore di questo interessante progetto di ricerca.

Mi puoi descrivere i risultati dello studio?

Il lavoro descrive un'aumentata formazione di F2-isoprostani nel diabete mellito e suggerisce un possibile coinvolgimento di questi composti nel mediare gli effetti dello stress ossidativo sull'attivazione piastrinica persistente, precedentemente caratterizzata dal nostro Gruppo nei pazienti diabetici (Davì et al, N Engl J Med 322:1769-74, 1990). Gli F2-isoprostani sono isomeri della prostaglandina (PG)F2a che hanno origine nei fosfolipidi di membrana per un processo di perossidazione dell'acido arachidonico catalizzato dai radicali liberi dell'ossigeno; una volta liberati ad opera di fosfolipasi, entrano in circolo e vengono eliminati nelle urine. Pertanto, la misurazione dell'escrezione urinaria di questi composti (es. la 8-iso-PGF2a) fornisce un indice non invasivo di perossidazione lipidica in vivo. Inoltre, la 8-iso-PGF2a ed altri iso-eicosanoidi hanno effetti biologici attraverso l'interazione con recettori correlati ma distinti dai recettori del trombossano (TX) A2, come ad esempio la proprietà di promuovere l'adesione piastrinica ed amplificare l'aggregazione in risposta ad altri agonisti piastrinici. Poiché la formazione di F2-isoprostani è di natura non-enzimatica, potrebbe rappresentare un meccanismo di amplificazione dell'attivazione piastrinica insensibile all'aspirina. Nel lavoro di Circulation, dimostriamo che l'escrezione urinaria di 8-iso-PGF2a si correla con l'escrezione del principale metabolita del trombossano - un indice di attivazione piastrinica in vivo - e non viene modificata da inibitori della ciclo-ossigenasi. La formazione di 8-iso-PGF2a viene ridotta da un più efficace controllo glicemico o da un trattamento con vitamina E (600 mg/die per due settimane).

La rivista, di cui è nota l’importanza nel settore (IF= 9.1), ha dedicato l’editoriale al vostro lavoro. é evidente che avete conseguito risultati di ampia portata.

L'editoriale di Keaney e Loscalzo (pp 189-191) sottolinea la novità dell'approccio metodologico impiegato per misurare lo stress ossidativo nel diabete, e mette in luce come le nostre osservazioni consentano di individuare un legame biochimico tra alterazioni del controllo glicemico, stress ossidativo ed attivazione piastrinica persistente, che caratterizzano il diabete mellito e contribuiscono - probabilmente - all'aumento del rischio cardiovascolare di questi pazienti. L'editoriale suggerisce, inoltre, linee future di ricerca  relative ai rapporti fra cosidetti advanced glycation end-products (AGE) e stress ossidativo nel diabete. La disponibilità di un nuovo approccio allo studio della perossidazione lipidica nell'uomo dovrebbe fornire una chiave investigativa importante in questa direzione.

Da farmacologo, quale nuovo indirizzo terapeutico intravedi con i risultati che avete conseguito?

Sono molto interessato alla possibilità di modulare la formazione di F2-isoprostani con la vitamina E ed altri anti-ossidanti. Mi attrae la prospettiva di rivisitare la farmacologia clinica della vitamina E utilizzando l'escrezione urinaria di 8-iso-PGF2a come end-point biochimico. Le conoscenze in questo campo sono molto limitate e la scelta delle dosi di vitamina E testate in vari trials clinici nel campo cardiovascolare è stata - in larga misura - empirica. Portare a termine studi dose/risposta con questo approccio metodologico potrebbe fornire una base razionale per la scelta della(e) dose(i) di vitamina E da testare in nuovi trials clinici, ad esempio nel diabete mellito di tipo II.

Da tempo segui un filo conduttore su meccanismi fisiopatologici e identificazione di nuovi target biologici,direttamente in pazienti. Puoi commentare questa scelta?

Il filo conduttore di questi 20 anni di ricerca è rappresentato dall'aspettativa che la misurazione della biosintesi e del metabolismo degli eicosanoidi nell'uomo potesse fornire, da una parte, segnali biochimici di attivazione cellulare (es. piastrinica) in vivo e, dall'altra, indici valutabili sia in vivo che ex vivo dell'inibizione farmacologica degli enzimi coinvolti (es. ciclo-ossigenasi). Insieme con Giovanni Ciabattoni e Paola Patrignani, abbiamo utilizzato questo approccio per caratterizzare fenomeni di attivazione piastrinica episodica o persistente in diversi aspetti della patologia cardiovascolare e cerebrovascolare, e per studiare la farmacologia clinica dell'inibizione della funzione piastrinica da parte dell'aspirina. Negli ultimi 5 anni, abbiamo sviluppato un approccio analogo per studiare l'espressione e l'inibizione farmacologica della ciclo-ossigenasi inducibile (COX-2) nell'uomo, e per affrontare un settore del tutto nuovo per noi, come quello dello stress ossidativo e dei farmaci anti-ossidanti.

Gli ostacoli da superare?

Le difficoltà che si incontrano nel fare ricerca clinica in Italia sono legate all'assenza di spazi "dedicati" nelle strutture assistenziali per svolgere questo tipo di attività e alla mancanza di una cultura legislativa che favorisca gli studi di farmacologia clinica. Per fortuna, la legislazione è cambiata di recente e si sta facendo largo l'idea che attrarre nel nostro Paese studi di fase I/II sia nell'interesse della comunità medico-scientifica oltreché dell'industria farmaceutica operante in Italia. A Chieti, stiamo costruendo un "Clinical Research Center", sul modello delle strutture finanziate dal NIH negli Stati Uniti, all'interno del Centro di Scienze dell'Invecchiamento, per operare il salto di qualità che i tempi richiedono.

Ci sono stati problemi a trovare le competenze interdisciplinari necessarie per questa ricerca?

Direi di no. C'è un buon gruppo di clinici orientati verso la ricerca nell'Università di Chieti, e la diabetologia è uno dei settori trainanti della nostra Facoltà. Inoltre, la collaborazione decennale con il mio collega internista Giovanni Davì, negli studi sull'attivazione piastrinica nel diabete, ha catalizzato la soluzione di ogni problema di tipo interdisciplinare.

Un commento finale

Mi piacerebbe utilizzare questa opportunità per invitare i giovani farmacologi, soprattutto quelli operanti nelle Facoltà di Medicina, a considerare la ricerca clinica o - per chiamarla con un termine più attuale - la "ricerca orientata al paziente" come un territorio affascinante nel quale avventurarsi con gli strumenti della ricerca di base per studiare direttamente nell'uomo le interazioni farmaco/meccanismi molecolari di malattia.
 
 

“Dall’Industria”
 
C’é il luogo comune che in Italia si faccia poca ricerca farmaceutica. In parte é vero, soprattutto se ci si confronta con i Paesi di riferimento; tuttavia, ci sono realtà interessanti, dove laureati in discipline biomediche fanno ricerca di primo livello. Con questo breve resoconto vogliamo segnalare un esempio significativo.
 
Dalle Ricerche Lepetit alla Biosearch Italia
 
All'inizio degli anni '80, i prestigiosi laboratori della Lepetit venivano ristrutturati in maniera radicale a seguito dell'intervento della società chimico-farmaceutica Merrel-Dow. Dalle ceneri dei laboratori di ricerca a Milano nasceva un nuovo centro di ricerca, a Gerenzano, in provincia di Varese. Qui si era impostata una ricerca di avanguardia nel campo degli antiinfettivi utilizzando le tecnologie e le competenze che avevano già portato all'identificazione di antibiotici innovativi quali la famiglia delle rifamicine, la teicoplanina ed altri ancora.
Più di recente con l’intervento del Gruppo Hoechst si è arrivati alla decisione di chiudere il centro di Gerenzano. Un gruppo di manager ha deciso allora di rilevare il Centro di Ricerche applicando la formula del management buy-out. Si tratta di un'operazione innovativa in Italia, almeno nel campo delle ricerche farmaceutiche. Di questo parliamo con uno dei protagonisti, il Dr. Claudio Quarta, Amministratore Delegato di Biosearch Italia.
(L'analisi più completa sarà pubblicata sul prossimo numero di SIF-Notizie)
 
Innanzitutto, una definizione di Bio-search Italia.
 
Biosearch Italia è una Biotech Company dedicata alla scoperta e sviluppo di nuovi agenti antimicrobici per la cura delle infezioni causate da microorganismi resistenti ai comuni trattamenti - problema che diventa sempre  più grave - e che pertanto rappresentano un forte bisogno sia  medico che commerciale.
La società è nata il 31 dicembre 1996, prima come S.r.l. è poi divenuta S.p.A., distribuendo le azioni ordinarie ad alcuni manager ed azioni privilegiate al resto dei dipendenti.
 
Dove avete ottenuto i finanziamenti per l'operazione di management buy-out (MBO)?
 
Da un punto di vista tecnico, con MBO si intende l'acquisizione di una società da parte di alcuni dirigenti della stessa, che divengono così imprenditori. In queste operazioni si fa generalmente ricorso ad un finanziamento esterno, dal momento che il management non dispone solitamente di risorse finanziarie per l'acquisizione e l'avviamento dell'azienda.
Nel nostro caso non c'è stato bisogno di ricorrere ad alcun finanziamento poiché il Centro è stato ceduto ad un prezzo simbolico. Inoltre, nel corso dei primi due anni di attività, 1997-1998, Biosearch ha ricevuto 28 miliardi di lire dal Gruppo Hoechst, in minor parte come finanziamento per lo start-up, per l'altra parte a fronte di commissioni di ricerca.

Una cifra senza dubbio non trascurabile ma sufficiente per due anni o poco più di attività. Ed il resto? C'è stato un contributo da parte del Ministero della Ricerca?

Attualmente le nostre fonti di ricavo sono quattro, e possono così essere riassunte:

1. License Fees
2. Collaborazioni/servizi
3. Capitali Privati
4. Finanziamento Ministeriale
I license fees derivano da due nostre molecole, ramoplanina e BI397, inibitori, con diverso meccanismo, della parete cellulare di microorganismi Gram+, cedute in licenza rispettivamente a "Intrabiotics" e "Versicor", due società situate nell'area di San Francisco.
Per quanto riguarda il secondo punto, abbiamo siglato contratti di collaborazione con due multinazionali  per  la scoperta di nuove molecole di loro interesse attraverso la nostra banca di estratti microbici ed il nostro sistema di High Throughput Screening (HTS).
Arriviamo così al terzo punto: quello dei capitali privati, assolutamente essenziali a sostenere simili iniziative e, ahimè, così difficili da reperire in Italia. I nostri contatti infatti sono stati per lo più sulla piazza londinese e tra tutte le possibili fonti di Venture Capital abbiamo concluso l'accordo con "3i", un gruppo finanziario privato specializzato nel finanziamento dello sviluppo di imprese, con sede principale a Londra e quotato in quella borsa, ma con suoi uffici a Milano.
Riguardo alla quarta fonte di ricavo, è stato ottenuto un finanziamento da parte del MURST per un periodo di tre anni (Legge Giugni 451) che rappresenta una valida contribuzione alle nostre spese per la scoperta di nuovi antiinfettivi.

Mi puoi descrivere i vostri obiettivi di ricerca ed aziendali?

Noi siamo interamente concentrati  sulla scoperta, caratterizzazione e sviluppo di nuovi antiinfettivi da estratti microbici. Ma, vedi, non vogliamo che la nostra azienda si identifichi, per così dire, in una Research Boutique ma, al contrario intendiamo divenire un'azienda farmaceutica che sviluppa e commercializza i propri prodotti, naturalmente in un mercato ristretto, Italia ed eventualmente Europa, dando in licenza gli stessi per gli altri due grandi mercati: Stati Uniti e Giappone.

La tecnologia utilizzata è competitiva con quanto si trova in ambienti d'avanguardia, es. California?

Direi senz'altro che noi rappresentiamo quanto di più avanzato possa esservi nell'ambito del processo di HTS per la scoperta di nuove molecole da campioni di origine naturale. Questo è uno dei vantaggi del restare focalizzati e non disperdere le proprie energie. Un altro punto a favore della nostra competitività è quello di possedere un processo fortemente integrato che comprende tutte le attività necessarie alla scoperta e caratterizzazione di nuove molecole antiinfettive: dall'isolamento dei microorganismi alla messa a punto di saggi innovativi, all'HTS, alla caratterizzazione chimica e biologica delle nuove molecole ed ai processi di produzione su scala pilota.

Di che tipo sono le vostre alleanze?

Attualmente le nostre alleanze sono nella fase di ricerca. Esempio tipico è la collaborazione con "Versicor" di San Francisco, leader nella chimica combinatoriale, per la scoperta di nuovi agenti antiinfettivi attraverso uno sforzo congiunto. Un'altra alleanza è con un'azienda francese: "Thallia", proprietaria di estratti da microalghe, che rappresentano una fonte di diversità interessante, da saggiare sui nostri targets attraverso il sistema di HTS. Altre collaborazioni sono in fase di definizione anche avanzata.

Nelle vostre ricerche avete trovato un contributo da parte dell'università italiana?

Noi riteniamo che nelle università italiane vi siano grandi competenze. Abbiamo avuto ed abbiamo tuttora delle ottime collaborazioni con università sia italiane che estere. Particolarmente consolidata è la collaborazione con l'Università di Camerino, con cui collaboriamo per l'ottimizzazione di saggi per la scoperta di molecole in grado di interferire con la sintesi proteica di batteri e funghi patogeni.
Poiché la collaborazione tra università ed industria è fondamentale per creare innovazione tecnologica e competitività - come dimostrato dal modello americano - ed essendo questa poco sviluppata in Italia, abbiamo recentemente avviato un'iniziativa interessante. Si tratta di un consorzio per le biotecnologie "Roberto Lepetit" aperto ad università ed aziende, italiane ed estere, per sviluppare un technology transfer al fine di dare nuova vitalità e competitività alle aziende, prevalentemente del settore farmaceutico.

Le competenze che avete disponibili sono tutte italiane?

Attualmente in azienda vi sono 4 ricercatori stranieri, ma il loro numero, molto maggiore in passato, tende ad aumentare; gran parte dei nostri ricercatori italiani ha comunque maturato esperienze all'estero.

In Italia siete indubbiamente dei "pionieri". Pensi che Biosearch Italia sia da esempio per lo sviluppo di altre biotech o start-up companies?

Ritengo di sì, e posso portare un esempio. Dalla ricerca Pharmacia-Upjohn è nata "Newron" at-traverso uno spin-off della ricerca sul sistema nervoso centrale. Si tratta di ricercatori che hanno avuto contatti con noi per alcuni suggerimenti e che, non avendo ricevuto i laboratori, come nel nostro caso, prenderanno in affitto alcuni dei nostri. Ma per restare in casa, anche da noi è nato uno spin-off molto interessante, nell'ambito di servizi di  biologia cellulare.
Vorrei aggiungere che per continuare su questa strada occorre sviluppare un forte spirito imprenditoriale non solo tra i manager industriali, ma anche tra i docenti e ricercatori universitari.
 
 
Notizie dall'Università (a cura di Francesco Rossi)
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Il MURST con decreto ministeriale del 03.12.1998 ha fissato per il 31.03.1999 il termine di scadenza per la presentazione di domande di cofinanziamento per programmi di ricerca di interesse nazionale.
é stata pubblicata sulla G.U. serie generale n. 14 del 19.01.1999 la legge n° 4 del 14.01.1999 che contiene importanti disposizioni riguardanti il settore universitario e la ricerca scientifica tra cui: l'autorizzazione per le Università a bandire entro cinque anni a decorrere dal 1999, concorsi per posti di ricercatori universitari riservati a personale delle stesse Università assunto in ruolo per lo svolgimento di funzioni tecniche o socio-sanitarie, che sia a seguito di pubblici concorsi che prevedevano come requisito di accesso il diploma di laurea e che abbia svolto almeno tre anni di attività di ricerca.

In data 15.01.1999 il MURST ha emanato il decreto per la definizione dei criteri per la programmazione dell'istituzione della Facoltà e dei corsi di laurea e di diploma in scienze motorie e delle procedure, dei tempi e delle modalità per la loro attivazione a decorrere dall'anno accademico 1999/2000.

Il 13 gennaio 1999 sono state apportate ulteriori modifiche al testo del decreto legislativo relativo al "Riordino del Consiglio Nazionale delle Ricerche" approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 agosto 1998 (vedi sito www.murst.it alla voce "iniziative legislative").
 
 
Farmacologia Clinica (a cura di Achille Caputi)
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Temo di non poter condividere l'ottimismo e il trionfalismo che sprizzano dall'articolo dell'amico Criscuolo nell'ultimo numero di "Lettera del SIF". Debbo invece purtroppo pensare che la situazione con l'emanazione dei recenti decreti ministeriali altro non potrà fare che mettere ulteriormente in risalto la povertà e la debolezza della Farmacologia Clinica Italiana. Come sottolineato anche dal Presidente della SIF si deve prendere atto che i Farmacologi in grado di valutare gli effetti farmacologici in vivo (ed in particolare nell'uomo, come dovrebbe spettare ai Farmacologi Clinici) stanno ormai scomparendo e nulla viene fatto per ovviare a questa trasformazione che potrà essere molto redditizia sul piano dell'impact factor ma che comporta inevitabilmente un'inesorabile allontanamento della nostra disciplina dalle tematiche della Medicina Clinica, compresa la Bioetica, i problemi della sperimentazione clinica dei farmaci e della loro sicurezza, problemi che anche di recente hanno rinfocolato in modo piuttosto allarmante le discussioni al proposito.
A questa necessità di un "ritorno" (almeno per la Farmacologia di Medicina) nell'alveo medico, molti Farmacologi obbiettano che i medici non vengono più nei nostri Istituti (o Dipartimenti), senza peraltro fare lo sforzo di chiedersi perché sia così e se non sia possibile fare qualcosa per riequilibrare una situazione tanto compromessa, riorientando il lavoro in senso medico e creando motivi di interesse e richiamo per i giovani medici.
Non dovrebbe essere tanto difficile, se si tiene presente la sottoccupazione generalizzata dei giovani medici e se si considera che il sottoscritto (nonostante la sua modesta levatura scientifico molecolare o forse anche grazie a questa!) ha solo medici nel suo piccolo gruppo di lavoro e se avesse avuto più posti a disposizione non avrebbe avuto difficoltà a ricoprirli  più che degnamente con altri medici, come avvenuto anche in poche "isole felici" ove la Farmacologia viene ancora primariamente considerata "materia medica", com'era alle sue origini. Si tratta d'altra parte di un problema generale di altissimo rilievo, in quanto la sfida "epocale" della Farmacologia italiana è oggi quella di tenere viva la sua componente medica, senza disdegnare collaborazioni o apporti di altra provenienza, ma tenendo fermamente presente il ruolo della cultura medica della formazione e funzione del medico. Ho già avuto modo di sottolineare la gravità della situazione, specialmente nei riflessi della didattica medica, sia nel Corso di Laurea che soprattutto nel post-laurea. In questa sede mi attengo quindi alla funzione di Comitati Etici, facendo presente che questi non devono soltanto rispettare scadenze temporali ma soprattutto assicurare adeguate competenze, particolarmente in ambito farmacologico-clinico dove invece carenze della nostra comunità scientifica sono purtroppo note a tutti.
Solo un sistematico censimento della composizione dei Comitati Etici potrà dare elementi utili ad una valutazione della loro adeguatezza, ma le previsioni al riguardo non sono, a mio parere, rassicuranti: per questo mi auguro che almeno i "programmi" di fase I restino di pertinenza dell'Istituto Superiore di Sanità e che il tanto decantato ampliamento dei confini della Farmacologia Clinica non debba comportare uno sconfinamento e un distacco della nostra disciplina delle sue origini mediche, nei loro inalienabili contenuti etici e clinico-scientifici.

                                                                                                             Mariano Ferrari

Risponde Criscuolo

Il commento dell'amico Ferrari mi onora e mi riempie di gioia: se riusciamo ad aprire un dibattito sul futuro della Farmacologia Clinica in Italia, ebbene vuol dire che questa disciplina nutre ancora un (purtroppo) ristretto numero di appassionati che cercano di farla rivivere! Ma veniamo alla contestazione: mi viene rimproverato un ottimismo eccessivo, che non troverebbe riscontro nei fatti. E' vero, accetto di buon grado il rimprovero: sono di natura un ottimista; ma forse lo sono anche dovuto diventare per forza, quando nella mia vita professionale, svolta da sempre nel mondo della Farmacologia Clinica, ho sempre subito l'amaro confronto dei colleghi degli altri Paesi, che riuscivano a lavorare con una facilità per noi disarmante, ed ho quindi sviluppato la grande speranza che un giorno anche in Italia si sarebbe potuto lavorare senza inutili lacci burocratici.
Come si fa quindi a non essere ottimisti dopo vent'anni di attesa? Certo, come mi sono permesso di segnalare nella chiusura del mio articolo, ora abbiamo le opportunità, ma tocchiamo anche con mano le nostre carenze. E' vero, i farmacologi clinici quasi non esistono più; ma come potevano essere attratti da questa disciplina i giovani laureati medici di dieci o cinque anni fa, quando non si poteva fare ricerca innovativa in Italia!
é ancora presto per fare un bilancio, però mi permetto di segnalare alcuni dati dall'esperienza personale. Negli ultimi sei mesi  abbiamo ottenuto 5 giudizi di notorietà (intervallo 30-50 giorni), abbiamo avviato sperimentazioni cliniche in 45 centri, abbiamo assunto due clinical monitor ed un medico, abbiamo stipulato contratti con Università per diverse centinaia di milioni di lire, abbiamo infine stipulato contratti con CRO (Contract Research Organization) per alcune decine di milioni: posso garantire che, con le "vecchie" procedure, gran parte di tutto questo sarebbe stato dirottato all'estero.
Quindi, adesso viene il bello: dobbiamo tutti noi rimboccarci le maniche, e, con la ripresa delle attività, formare giovani medici a questa disciplina; dobbiamo recuperare venti anni di ritardo culturale e manageriale, e non sarà facile. Ma a mio parere si tratta dell'ultima spiaggia, e sarebbe un delitto non cogliere quest'occasione.

                                                                                                         Domenico Criscuolo


Finanziamenti alla Ricerca (a cura di Tecnofarmaci)
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Segnaliamo brevi notizie e modalità per il finanziamento della ricerca.
Per saperne di più:
Tecnofarmaci - Via del Mare 87, 00040 Pomezia
Fax: 06-9111956 - E-mail: tecnofarmaci@Tecnofarmaci.caspur.it

L’evento più importante è l'approvazione del V° Programma Quadro di Ricerca dell’Unione Europea. Segnaliamo il significativo aumento dei finanziamenti per il programma "Quality of Life and Management of living reso-urces”, di interesse per le discipline biomediche.
I primi bandi saranno emanati all’inizio di Marzo. Maggiori informazioni sono sul sito www.cordis.lu/fifth/home. Tecnofarmaci è disponibile a fornire ogni ulteriore informazione.
Saremo presenti con lo "Stand Tecnofarmaci” al congresso SIF di Firenze in Giugno.
 
 
In Breve
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(Per ulteriori informazioni, contattare la segreteria organizzativa della SIF -Viale Abruzzi, 32 - Milano).
Questa volta vi segnaliamo
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             "TRASPARENZA E SEVERITA' COL CO-FINANZIAMENTO MURST"

I dati del Co-finanziamento MURST, il più importante programma pubblico di sostegno alla Ricerca attualmente funzionante nel nostro paese, sono stati resi noti in novembre. Come già riportato dalla "Lettera della SIF" del giugno scorso, i fondi disponibili per l’intera Università (1360 domande) erano di 200 miliardi. I progetti finanziati sono stati 634 (quindi oltre il 40%), di cui 49 (7 coordinati da un farmacologo) per le Scienze Biologiche e 95 per le Scienze Mediche. Complessivamente, nelle due aree, al 26% del totale domande presentate corrispondono il 23% finanziate e il 38% dei fondi erogati. Per ogni progetto il finanziamento è stato in media di circa 600 milioni nelle Scienze Biologiche e di circa 450 milioni nelle Scienze Mediche, corrispondenti per ogni Unità a circa 100 e 75 milioni. Nel complesso questi risultati sono senz’altro positivi. L’entità dei finanziamenti è stata in media superiore all’80% di quanto richiesto, una percentuale impensabile in Italia soltanto qualche anno fa. Inoltre, grazie all’allargamento del parco revisori (passato per le scienze della vita da circa 1500 a oltre 5500, di cui oltre il 50% stranieri) è stato possibile ottenere più pareri su singoli progetti, in media oltre 4 per le Scienze Biologiche e oltre 2,5 per quelle Mediche. Questo ha permesso di ridurre l’impatto del singolo parere negativo, che in molti casi è stato ammortizzato dagli altri pareri disponibili. Si tratta di un risultato importante perché, come nel caso di altri finanziamenti (ad esempio quelli dell’UE) la valutazione finale si basa soltanto sulla media dei voti ottenuti dal progetto, senza alcun intervento da parte del Comitato Garanti. Si tratta di un metodo trasparente che però non garantisce contro (anzi senz’altro permette) l’esclusione di progetti di valore che hanno incontrato un revisore ...severo. In questo caso non rimane che augurare ai colleghi una miglior fortuna nel Co-finanziamento di quest’anno, che viene a scadenza il prossimo 30 marzo. Tenendo conto dell’alto livello dei valutatori nelle domande si raccomandano soprattutto la coerenza e la professionalità scientifiche. I fondi disponibili sono cresciuti da 200 a 236 miliardi. Esistono tutte le condizioni per un’annata ‘99 ancora migliore di quella ‘98.
  

                                                                                              Jacopo Meldolesi

 
Congressi e Corsi di Farmacologia
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 1999


- 12-15 maggio, Ferrara: 9th European Neuropeptide Club Meeting "Neuropeptide Research toward the Next Millenium"
Per informazioni: Prof. P. Geppetti, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Sezione di Farmacologia, Università di Ferrara - Via Fossato di Mortara, 19 - 44100 Ferrara.
Tel.: 0532-291226 - Fax: 0532-291205 - E-mail: enc1999@ifeuniv.unife.it

- 20-23 giugno, Firenze: XXIX Congresso Nazionale della SIF.
Per informazioni: Prof. G. Pepeu, Dip. Farmacologia Preclinica e Clinica - Università di Firenze -Viale Pieraccini, 6 - 50139 Firenze.
Tel.: 055-4271274 - Fax: 055-4271280 - E-mail: pepeu@server1.pharm.unifi.it

- 3-7 luglio, Budapest: EPHAR, 2nd European Congress of Pharmacology.
Per informazioni: Montesz Congress Bureau, P.O. Box 145, Budapest H-1445, Hungary.
Tel.: +36-1-312-3807 - Fax: +36-1-183-7918 - E-mail: ephar99@koki.hu

- 29 agosto-2 settembre, Bologna: Using Animals for Research in the Life Sciences.
Per informazioni: European Commission, Joint Rese-arch Centre, Institute for Health and Consumer Protection, Third World Congress ECVAM, 21020 Ispra, Varese.
Tel.: 0332-786256 - Fax: 0332-786297 - E-mail: 3wc.bologna@jrc.it

- 20-22 settembre, Certosa di Pontignano (Siena). Scuola per dottorandi in Farmacologia e discipline affini.

Per informazioni: Maria Luisa Valacchi, Ist. di Farmacologia, Università di Siena.
Tel.: 0577-221255 - Fax: 0577-281928
- 26-29 settembre, Roma. Società Italiana di Neuroscienze. VIII Congresso Nazionale.
Per informazioni: Prof. Paolo Stanzione, Dr. Andrea Bassi, Sig.ra Tiziana Ardovini, Lab. di Neurofisiopatologia, IRCCSS Lucia - Via Ardeatina, 306 - 00179 Roma.
Fax: 06-51501467/08 - E-mail: sins@hsantalucia.it

 
2000
 
- 24-26 febbraio, Bologna. XII Congresso Nazionale della Società Italiana di Tossicologia.
Per informazioni: Prof.ssa Patrizia Hrelia, Dipartimento di Farmacologia - Via Irnerio, 48 - 40100 Bologna.
Tel.: 051-2091798 - Fax: 051-248862 - E-mail: phrelia@biocfarm.unibo.it
- 10-14 luglio, Stresa, Lago Maggiore. MDO2000 (13th International Symposium on Microsomes and Drug Oxidations).
Per informazioni: Prof. F. de Matteis, Farmacologia - Via Pietro Giuria, 13 - Università di Torino.
Tel.: 011-6707792 - Fax 011-6707788 - E-mail: fdem@medfarm.unito.it
Oppure: Dr. M. Di Paolo c/o M.A.F. Servizi, Torino
Tel.: 011-505900 - Fax: 011-505976 - E-mail: mdipaolo@matservizi.it
- 15-20 luglio, Firenze. VII World Conference on Clinical Pharmacology and Therapeutics (CPT2000)
Per informazioni: Prof. Giampaolo Velo, Istituto di Farmacologia - Policlinico Borgo Roma - 37134 Verona.
Tel.: 045-500408/8074899 - Fax: 045-581111 - E-mail: gpvelo@farma.univr.it

SIF - Società Italiana di Farmacologia

CONSIGLIO DIRETTIVO

Presidente: Giancarlo Pepeu

Consiglieri: Giorgio Cantelli Forti, Anna De Pasquale, Francesco Di Carlo, Ennio Ongini, Francesco Rossi, Cesare Sirtori, Giulio Soldani

Segretario: Vincenzo Cuomo

Past President: Paolo Preziosi
 

Sede del Segretario:
Dip. Farmacologia e Fisiologia Umana - Sezione di Farmacologia
P.le Giulio Cesare-Policlinico - 70124 Bari
Tel: (080) 5778448/39 - Fax: (080) 5478444
E-mail: cuomo@cimedoc.uniba.it

Segreteria Organizzativa:
Viale Abruzzi 32, 20131 Milano
Tel: (02) 29520311/29513303 - Fax: (02) 29520179
E-mail: sifcese@comm2000.it

Comitato di redazione: Vincenzo Cuomo, Ennio Ongini, Giancarlo Pepeu

Direttore responsabile: Ennio Ongini