Lettera della SIF

ANNO III N.7  Giugno 1999


Periodico della Societa'  Italiana di Farmacologia - fondata nel 1939
Riconosciuta con D.M. del MURST del 02/01/1996
Iscritta Tribunale di Milano N. 1489 Vol. 62 pag. 459
C.F.: 97053420150 - P.I.: 11453180157


SOMMARIO
 

Saluto del Presidente
La Nostra Ricerca
(a Cura di Ennio Ongini)
In Breve
Questa volta vi segnaliamo
Farmacologia Clinica
(a cura di Achille Caputi)
Congressi e Corsi di Farmacologia

 
 
Saluto del Presidente
 Torna al sommario

Cari Soci,
il titolo di questa rubrica, Saluto del Presidente, è oggi particolarmente appropriato perché è l’ultima volta che mi rivolgo a voi come Presidente della Società. Infatti al Congresso Nazionale di Firenze dal 20 al 23 Giugno p.v termina il mio secondo mandato e l’Assemblea rinnoverà le cariche sociali. Tuttavia, in questa lettera non intendo fare un bilancio dell’attività del Consiglio Direttivo e mia. L’occasione per il bilancio è la relazione annuale all’Assemblea; inoltre quello che abbiamo fatto in questi anni è sempre stato pubblicato su “SIF NOTIZIE”.
Vorrei invece fare alcune considerazioni sulle iniziative incompiute, che lasciamo ai nostri successori e sul ruolo che può o dovrebbe avere una società scientifica oggi. Quando è nata nel 1939, la SIF aveva le caratteristiche di una “learned society” che raccoglieva un piccolo gruppo di studiosi, tutti operanti nell’Università, con lo scopo di facilitare l’incontro fra i soci e la presentazione e discussione di informazioni scientifiche. Serviva anche ad identificare i prossimi vincitori di concorso ad ordinario e per molti anni essere invitati a tenere la relazione di fronte alla Società significava per un giovane l’investitura. Tutto ciò è durato fino agli anni ‘60. Oggi la Società ha un migliaio di soci, la maggioranza nell’Università, ma molti di essi “precari”, un terzo nell’industria farmaceutica o in altri laboratori privati, i congressi nazionali hanno perso di importanza scientifica nell’epoca dell’informatica e dei viaggi, e da una società ci si aspetta un ruolo molto più complesso. Ci si aspetta che essa riaffermi costantemente l’importanza della Farmacologia nella società civile, che rappresenti i suoi soci e difenda i loro spazi professionali. Tuttavia la nostra e le altre società simili non sono preparate per questo ruolo, sia perché non sono considerate interlocutori privilegiati dalle strutture politico amministrative, sia perché questi compiti di “lobbying” richiedono impegni di tempo e capacità “politiche” che non tutti abbiamo. Tutto questo non significa che la SIF non debba anche tenere riunioni scientifiche, avere i suoi giornali e aiutare i più giovani con borse di studio, cosa che sta facendo meglio di altre società. Ma dovrebbe fare di più. Elenco alcuni esempi fra i problemi che abbiamo affrontato e lasciamo non risolti ai nostri successori. Inserire la Società nei programmi di educazione permanente, siano essi organizzati dagli Ordini professionali o dal Ministero della Sanità per evitare che dei farmaci parlino tutti tranne chi insegna agli studenti e su di essi fa ricerca. Creare spazi professionali per gli specialisti in farmacologia per evitare che le nostre Scuole di Specializzazione si estinguano per mancanza di iscritti, cosa che in qualche sede sta per verificarsi. Difendere i dottorati nella imminente fase di ristrutturazione che il nuovo regolamento e i limiti di bilancio impongono a tutte le Università. E ciò è possibile solo se si offre un “prodotto” di elevato valore, cioè dottori di ricerca competitivi a livello internazionale. La speranza che la nostra Società sia un giorno consultata dai Ministeri, come succede in altri paesi, per i problemi del farmaco è troppo remota per essere inclusa fra gli obbiettivi dato che la nostra classe politica sceglie solo su base partitico-clientelare e negli ultimi tempi anche televisiva. Infine, mantenere i chiari rapporti di collaborazione con la Farmindustria che sono stati instaurati, ricordando che il farmaco è un prodotto industriale che ha bisogno della ricerca in tutte le sue fasi. Mi rendo pienamente conto che sono compiti molto difficili ma è solo con una continua presenza, con l’impegno di tutto il Consiglio Direttivo, che la Farmacologia Italiana potrà mantenere e allargare quella posizione preminente fra le scienze biomediche che appare anche dal recente Report del CNR sulla ricerca Italiana.
Concludo ringraziando i soci che mi hanno eletto per due volte alla carica di Presidente e augurando successo, fortuna e serenità (felicità è una parola troppo impegnativa) a loro e al prossimo Presidente e Consiglio Direttivo.

Cordiali saluti

                                                                                                                          Giancarlo Pepeu


La Nostra Ricerca (a cura di Ennio Ongini)
 Torna al sommario
 

In Italia ci sono gruppi di ricerca che ottengono risultati di alta qualità. Talvolta, questi sono riconosciuti più a livello internazionale che nazionale: con questa rubrica vogliamo portare all’attenzione alcuni esempi, prendendo spunto da pubblicazioni recenti.
Si prega, pertanto, di segnalare alla segreteria della SIF i lavori accettati per pubblicazione da riviste di elevato “impact factor”.
“Dall’Università”


Albini A., Florio T., Giunciuglio D., Masiello L., Carlone S., Corsaro A., Thellung S., Cai T., Noonan D.M. and Schettini G. “Somatostatin controls Kaposi sarcoma tumor growth through inhibition of angiogenesis.” FASEB J. 13: 647-655, 1999.

Ne parliamo con il Prof. Gennaro Schettini ed il Prof. Tullio Florio del Servizio di Farmacologia e Neuroscienze IST-CBA e Università di Genova.

Potete esporre brevemente il contenuto del vostro lavoro?

In questo lavoro abbiamo identificato i meccanismi cellulari che mediano gli effetti antiproliferativi, indiretti, della somatostatina. In particolare abbiamo studiato, utilizzando modelli sperimentali in vivo ed in vitro, la capacità della somatostatina di inibire la crescita di sarcoma di Kaposi xenotrapiantato in topini nudi. E’ importante considerare che le cellule tumorali non esprimono recettori per la somatostatina e in vitro essa non modifica la crescita tumorale. Tuttavia, una chiara inibizione delle proprietà neoangiogenetiche delle cellule tumorali si evidenzia in vivo (si riscontra una limitata vascolarizzazione intratumorale). Inoltre, viene inibito il processo angiogenetico in risposta alla stimolazione con il mezzo condizionato delle cellule tumorali (le cellule del sarcoma di Kaposi producono una vasta varietà di citochine e di fattori di crescita tra cui fattori angiogenetici quali il VEGF ed il bFGF) ed alla combinazione di TNFa, tat ed eparina. L’attività anti-angiogenetica è stata quindi caratterizzata a livello molecolare in vitro e sono state indicate due popolazioni cellulari come possibile bersaglio dell’attività della somatostatina: le cellule endoteliali e i monociti. I monociti sono richiamati in fase iniziale nella sede del processo angiogenetico dove rilasciano fattori che favoriscono la migrazione e la proliferazione delle cellule endoteliali. Ambedue queste popolazioni cellulari esprimono recettori per la somatostatina. In vitro abbiamo dimostrato che la somatostatina è in grado di inibire l’attivazione e la migrazione delle cellule monocitarie e la proliferazione e la capacità di invasione (passaggio attraverso la membrana basale) delle cellule dell’endotelio.

Che novità introduce questo lavoro nel settore della ricerca?

Innanzitutto propone una nuova possibilità di azione antitumorale per la somatostatina, in cui il bersaglio non è più rappresentato direttamente dalle cellule tumorali ma dalle cellule responsabili del processo di neovascolarizzazione, determinando la morte delle cellule tumorali “per fame”. In pratica si tratta di un approccio alla terapia dei tumori completamente innovativo ed in linea con quanto proposto da Judah Folkman per altre molecole quali angiostatina ed endostatina. Inoltre avendo noi identificato recettori specifici per la somatostatina sulle cellule endoteliali, che rappresentano il principale attore nel processo neoangiogenetico, con una prevalenza per il sottotipo 3 (sst3), dai nostri studi si potrebbe riproporre, su basi scientifiche più fondate, un nuovo possibile impiego di agonisti selettivi per i recettori per la somatostatina come coadiuvanti nella terapia antitumorale.

Potreste raccontare come è nato questo lavoro?

Il nostro gruppo da molti anni ormai studia, senza il clamore dei media ma con rigore scientifico, i meccanismi intracellulari che mediano l’attività antiproliferativa della somatostatina. In particolare abbiamo caratterizzato una nuova via di trasduzione del segnale accoppiata con i recettori della somatostatina, l’attivazione di fosfotirosino-fosfatasi. Presso il Centro di Biotecnologie Avanzate (CBA) di Genova, dove sono ubicati i nostri laboratori, opera da molti anni anche il gruppo coordinato dalla Dott. Adriana Albini, che è una delle massime esperte italiane nello studio dei meccanismi molecolari dell'angiogenesi. Una volta che i nostri due gruppi sono entrati in contatto è stato quasi automatico iniziare una ricerca che ha permesso la fusione della nostre esperienze nel campo della somatostatina e proliferazione cellulare con quella del gruppo di Adriana Albini nel campo dell’angiogenesi. I risultati sono evidenti in questa prima pubblicazione.

E’ quindi possibile fare buona ricerca in Italia?

Senza dubbio. Chiaramente la ricerca nel nostro paese deve ancora recuperare molto del gap presente nei confronti degli Stati Uniti o di altri paesi Europei,  ma si può sicuramente affermare che molti gruppi di punta in vari campi della ricerca biomedica sono presenti anche in Italia. Inoltre l’approccio che abbiamo seguito per la realizzazione di questo lavoro, comprendente l’unione di competenze diverse, ma complementari, rappresenta la via migliore per potersi mantenere competitivi a livello internazionale. Inoltre il valido contributo dato a questo lavoro da giovani dottorandi quali Thellung e Corsaro ci consente di essere ottimisti per il futuro della ricerca in Italia. In conclusione un auspicio: è necessario un maggior impegno pubblico e privato per il finanziamento della ricerca ed in particolare per favorire il rientro dei numerosissimi giovani ricercatori attualmente all’estero, che rappresentano un patrimonio culturale importantissimo per lo sviluppo del paese per affrontare le sfide del duemila.
 

“Dall’Industria”
C’é il luogo comune che in Italia si faccia poca ricerca farmaceutica. In parte é vero, soprattutto se ci si confronta con i Paesi di riferimento; tuttavia, ci sono realtà interessanti, dove laureati in discipline biomediche fanno ricerca di primo livello. Con questo breve resoconto vogliamo segnalare un esempio significativo.
 
Un grande e moderno centro ricerche: la Glaxo-Wellcome
 
Il Centro Ricerche GlaxoWellcome (GW) di Verona ha attualmente 480 ricercatori, che sono destinati ad aumentare a circa 580 entro il 2000. E’ quindi un Centro ancora in espansione, dove sono presenti tutte le discipline di ricerca e sviluppo necessarie per portare un prodotto dalla sua ideazione al mercato: quindi, dalla chimica combinatoriale, alla biologia molecolare, alla tossicologia, alla farmacocinetica, etc. Complessivamente ci sono circa 18000 metri quadrati di laboratori, di uffici e di un importante Centro congressi, con un auditorium della capienza di 580 persone.
Ne parliamo con il Dr. Giovanni Gaviraghi, Direttore delle Ricerche e Sviluppo e principale protagonista di questa interessante ed eccezionale esperienza in Italia.
 
Innanzitutto una breve storia del Centro Ricerche di Verona
 
Le ricerche iniziarono nei primi anni ‘70, prevalentemente indirizzate allo sviluppo ed alla registrazione dei prodotti Glaxo in Italia. Io iniziai la mia collaborazione nell’agosto del 1981: vi erano circa 80 ricercatori e si lavorava essenzialmente su farmaci antiinfiammatori e nuovi sulfamidici. Agli inizi del 1983 iniziammo un nuovo programma di ricerca sui farmaci antiipertensivi, in particolare sui calcio antagonisti, che ci permise di sintetizzare nel febbraio 1984 la lacidipina, una nuova molecola che mostrava interessanti caratteristiche di potenza e durata di azione. Sviluppammo la molecola con una grande tenacia e arrivammo alla registrazione in 5 anni e mezzo. Un vero record. Grazie al successo della lacidipina ed alla grande leadership che il Management italiano aveva nel Gruppo Glaxo, in quel periodo fu progettata la costruzione dell’attuale Centro Ricerche, inaugurato nel 1990. L’investimento iniziale fu considerevole, circa 200 miliardi, cui si aggiunsero apparecchiature scientifiche e strutturali significative, ad esempio, l’impianto pilota chimico ultimato nel 1994 e costato oltre 20 miliardi. Le specifiche tecniche della costruzione sono di standard elevatissimi, sia per garantire la qualità (GLP, GCP, GMP) delle attività di ricerca, sia per assicurare i più elevati gradi di sicurezza ai ricercatori e all’ambiente esterno.
 
Quale importanza ha oggi il centro di ricerca rispetto agli altri centri GW?
 
Dopo la fusione con Wellcome sono iniziati grandi attività di ridisegno dei processi di Ricerca e Sviluppo a livello internazionale con l’obiettivo di creare una nuova organizzazione in grado di competere con le strutture mondiali più avanzate. A ciò va aggiunta la rivoluzione tecnologica con l’avvento della genetica, della genomica, delle tecnologie combinatoriali e di screening, l’enorme progresso nel settore informatico e bioinformatico che hanno richiesto nuovi paradigmi e nuove competenze. In questo processo, il centro di Verona ha giocato un ruolo fondamentale, partecipando in modo innovativo alla stesura ed alla implementazione dei nuovi modelli. E’ così nata una organizzazione che si chiama "Discovery", che ha la responsabilità di portare i progetti dall’idea iniziale al cosiddetto Proof of Concept (PoC), vale a dire alla conferma nell’uomo del profilo farmacologico determinato negli studi preclinici. La "Discovery" è basata sui Centri di Expertise delle malattie: il Centro di Verona è uno dei tre Centri di Discovery di GW per 4 malattie del SNC (ischemia cerebrale acuta, tossicodipendenza, depressione unipolare e bipolare) e per le malattie infettive batteriche e fungine. Queste ultime sono studiate in Spagna ed il centro spagnolo è integrato con quello di Verona.
Inoltre all’interno della R&D si sviluppano farmaci in maniera completa dagli studi clinici registrativi, allo sviluppo tecnologico ed al trasferimento di tecnologie all’area produttiva cui si aggiungono ricerca clinica e sanitaria. Sottolineo ancora una volta questo ultimo aspetto perché credo che esistano enormi possibilità di ricerca clinica nel nostro paese non ancora sfruttate, e che sono invece fonte di ricchezza scientifica per il Paese e di formazione professionale per il medico, anche quello di medicina generale.
 
Le vostre linee di ricerca principali e qualche prodotto in fase avanzata di sviluppo, frutto delle vostre iniziative?
 
Come ho già detto, le nostre attività di ricerca riguardano due aree terapeutiche: il SNC e le malattie infettive. Un prodotto che è in fase avanzata di sviluppo clinico per la terapia dello stroke è il GV 150526, il cui meccanismo di neuroprotezione è legato alla modulazione del recettore NMDA tramite il sito associato della glicina. Nei modelli animali di ischemia acuta GV 150526 ha mostrato di possedere una potente attività neuroprotettiva anche dopo 9 ore dall’insulto ischemico e nell’uomo è ben tollerato: quindi esistono i presupposti che possa diventare il primo farmaco efficace nello stroke. I dati clinici saranno disponibili nel corso del 2000 ed il prodotto, se i risultati saranno positivi, sarà disponibile nel 2001.
La ricerca sul sistema recettoriale della glicina, che abbiamo iniziato circa dieci anni fa, sta offrendo altre importanti applicazioni nel trattamento del dolore cronico neuropatico, associato al diabete ed alla neuropatia erpetica. Molto interessanti sono anche gli approcci nelle malattie psichiatriche dove, per la prima volta, stiamo applicando la genetica. Infatti è appena iniziato uno studio su pazienti per individuare i geni associati alla depressione: per studiare i meccanismi molecolari alterati dalla malattia e, quindi, darci la possibilità di individuare nuovi target per  nuovi farmaci.
Infine sono in sviluppo clinico alcune molecole beta-lattamiche di sintesi totale, quali antibiotici sistemici, aventi ampio spettro di azione ed elevata potenza, attive anche sui germi particolarmente resistenti. Esse appartengono alla nuova classe dei trinemici, scoperti a Verona agli inizi degli anni ‘90.
 
Le tecnologie che avete introdotto?
 
Come ho accennato sopra, la rivoluzione tecnologica sta cambiando radicalmente il nostro modo di fare ricerca: noi riteniamo che la disponibilità delle più moderne tecnologie rappresenti un fattore essenziale per aumentare la produttività della ricerca ed anche per ottenere prodotti dotati di migliori caratteristiche. Quindi  investiamo moltissimo in tecnologia ed il Centro di Verona è completamente allineato agli altri Centri internazionali. Abbiamo a disposizione le tecnologie combinatoriali chimiche, frutto della ricerca di Affymax, una azienda californiana acquisita da GW proprio per raggiungere i più alti gradi innovativi nel settore; la robotica che abbiamo applicato allo High-Throughput Screening (HTS); le tecnologie molecolari;  la bioinformatica e la computer chemistry, etc. Insomma, nel nostro Centro si possono usare le stesse tecnologie che sono usate nei centri mondiali più avanzati, inclusi quelli californiani.
 
I ricercatori: dove li trovate; ci sono sufficienti competenze in Italia?

La disponibilità di ricercatori di alto livello, che conoscano le tecnologie più avanzate è per noi un imperativo categorico. Perciò applichiamo un programma di reclutamento internazionale molto efficace e seguiamo attentamente la formazione di giovani laureati nazionali attraverso programmi interni e secondment internazionali. Certo, bisognerebbe avere a disposizione un buon numero di giovani ben preparati provenienti dalle Università italiane, ma questo è un tema complesso che non voglio toccare in questa occasione. La formazione di laureati altamente qualificati rimane comunque un argomento molto importante, sul quale credo sia necessario un dibattito ampio e articolato con le Istituzioni Universitarie, le Industrie farmaceutiche, le Società scientifiche, etc.

 
Un commento finale
 
Stiamo vivendo un periodo di eccezionale novità nel nostro settore: forse per la prima volta nella nostra storia cominciamo a vedere la possibilità di capire i meccanismi reali delle patologie, possiamo sperare di curare tanti malati. Mi sento orgoglioso di aver speso molta parte della mia vita nella ricerca di nuovi farmaci: credo che poche professioni possano dare la soddisfazione di non aver lavorato invano. Ho un sogno (come ricercatori bisogna essere grandi sognatori!) che anche il nostro Paese si accorga, alla fine, della enorme opportunità che il nostro settore offre: per lo sviluppo delle nuove tecnologie, per il grande contributo che può dare per aumentare le possibilità di lavoro altamente qualificato per i nostri giovani; per il contributo che può dare alla cultura scientifica e medica del nostro paese; per il contributo al miglioramento della salute ed alla eradicazione delle patologie che affliggono il genere umano. E su questo brillante futuro sono e rimarrò sempre un inguaribile ottimista.
 
 
Notizie dall'Università (a cura di Francesco Rossi)
 Torna al sommario
 
Nel marzo scorso sono stati pubblicati sulla G.U. i primi concorsi per posti di professore di ruolo (I e II fascia) e ricercatore universitario secondo la nuova normativa (Legge n. 210/98 e DPR n. 390/98). Sono stati banditi 681 posti di professore di I fascia, 405 posti di professore di II fascia e 983 posti di ricercatore.
Per la Farmacologia (E07X) ci sono 2 posti di I fascia e 4 posti di II fascia:
Il 30 aprile scorso è stato emanato dal MURST il nuovo regolamento per l’istituzione dei corsi di dottorato di ricerca. Queste le novità salienti:
 
Farmacologia Clinica (a cura di Achille Caputi)
 Torna al sommario

Il Consiglio Direttivo cella Sezione di Farmacologia Clinica invita i colleghi Farmacologi e le Scuole di Specializzazione in Farmacologia ed in Tossicologia Medica a partecipare ad un progetto nazionale su “Reazioni Avverse da Farmaci in Pronto Soccorso e conseguenti eventuali ricoveri ospedalieri”.
L’obbiettivo primario dello studio è quello di analizzare gli accessi (visite) in Pronto Soccorso, probabilmente dovuti a reazioni avverse da farmaci (ADRs) e/o fallimento terapeutico (DTF) sul totale degli accessi e l’eventuale ricovero in strutture ospedaliere.
Gli obbiettivi secondari consistono nel determinare: 1) la percentuale di visite in Pronto Soccorso dovute ad ADRs o a DTF; 2) la percentuale di ricoveri ospedalieri dovuti ad ADRs acute o a DTF; 3) quali classi di farmaci sono maggiormente responsabili; 4) quali reazioni avverse sono principalmente coinvolte; 5) le conseguenze economiche; 6) quante di queste ADRs sono prevedibili e quindi evitabili.
Se alcuni Direttori di Scuola di Specializzazione in Farmacologia e/o Tossicologia Medica si impegnassero in questo progetto sarebbe possibile creare una bozza di “Osservatorio delle ADRs e dei DTF” che causano accesso/ricovero negli ospedali italiani e tale progetto potrebbe costituire un momento aggregativo della sezione di Farmacologia Clinica. Inoltre sarebbe un progetto che darebbe visibilità nazionale alla Farmacologia Clinica.
Il progetto richiede un accordo fra il Primario del Pronto Soccorso con il suo personale e l’Istituto di Farmacologia delle diverse Facoltà Mediche. Poiché la maggior parte dei Pronto Soccorsi è carente di personale, gli specializzandi in Farmacologia Clinica o Tossicologia dovrebbero affiancare il personale del Pronto Soccorso per dedicarsi al progetto.
Non dovrebbe essere impossibile per i Direttori delle Scuole di Specializzazione trovare uno o due Pronto Soccorsi disponibili. L’impegno temporale degli specializzandi presso i Pronto Soccorsi non sarebbe molto (8-4 giorni in totale, dipendendo dalle dimensioni dell’ospedale e dal numero di accessi), ma sarebbero necessari 2-3 specializzandi per coprire le 24 ore, in base a turni di 12 o 8 ore.
Coloro che ritengono di poter partecipare sono pregati di contattare il Prof. Achille P. Caputi per ulteriori informazioni (E-mail: caputi@www.unime.it - Tel 090-712533). E’ programmata una riunione organizzativa dei partecipanti al progetto al prossimo congresso della SIF onde poter iniziare il lavoro subito dopo.
 
 
Finanziamenti alla Ricerca (a cura di Tecnofarmaci)
Torna al sommario
 

Segnaliamo brevi notizie e modalità per il finanziamento della ricerca.
Per saperne di più:
Tecnofarmaci - Via del Mare 87, 00040 Pomezia
Fax: 06-9111956 - E-mail: tecnofarmaci@Tecnofarmaci.caspur.it
 
V Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo
 
Dal 6 marzo u.s. é operativo il V Programma Quadro (VPQ) di Ricerca e Sviluppo dell’Unione Europea. Il VPQ differisce dai suoi predecessori: mira infatti alla soluzione concreta di problemi e a rispondere alle maggiori sfide socio-economiche che la UE si trova ad affrontare. Esso si concentra su una serie di obiettivi combinando insieme esigenze tecnologiche, industriali, economiche, sociali e culturali.


Il Programma tematico di nostro maggiore interesse é “Qualità della vita e gestione delle risorse biologiche”, costruito attorno a sei specifiche Key Action: salute e alimentazione; controllo delle malattie infettive; la fabbrica della cellula; salute e fattori ambientali; gestione sostenibile dell’agricoltura, della pesca e della silvicoltura, compreso lo sviluppo integrato delle zone rurali; invecchiamento della popolazione;
Alle Key action si aggiungono le attività di ricerca a carattere generico, mirate ad accrescere la conoscenza di base in aree specifiche considerate di importanza strategica per il futuro: malattie croniche e degenerative; ricerca sui genomi o sulle malattie genetiche; neuroscienze; ricerca in materia di sanità pubblica e servizi sanitari; ricerca in materia di disabili; studio di problemi di etica biomedica e bioetica nel rispetto dei diritti umani fondamentali; studio degli aspetti socioeconomici delle scienze e tecnologie biologiche nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.
Le domande di finanziamento devono essere sottoposte alla Commissione Europea secondo le scadenze indicate nei bandi (call). Oppure in qualsiasi momento per le PMI (Piccole Medie Imprese), per le borse Marie Curie, per le misure di accompagnamento e per il supporto alle infrastrutture di ricerca. La commissione ha predisposto un software (“ProTool”), disponibile nel sito web del VPQ, che permette di preparare la domanda conformemente allo schema ufficiale (vedi sito ufficiale UE www.cordis.lu).

Saremo presenti con uno stand al congresso SIF di Firenze, disponibili a fornire informazioni per la preparazione delle domande di finanziamento.
 
 
In Breve
 Torna al sommario
 

(Per ulteriori informazioni, contattare la segreteria organizzativa della SIF -Viale Abruzzi, 32 - Milano).
 
Questa volta vi segnaliamo
 Torna al sommario

"BIOTECNOLOGIE, LA RIVOLUZIONE DEL 2000. MA E’ PROPRIO VERO?"

“Con questi nuovi preparati sarà possibile debellare le malattie oggi inguaribili”, così un titolo di quotidiano (Il Giornale, 3 aprile), fra i tanti che ultimamente hanno evidenziato l'importanza delle biotecnologie in campo medico. La febbre delle biotecnologie non ha solo contagiato i mass media e stimolato numerosi dibattiti, ma è evidente che si è diffusa anche nella comunità scientifica, non ultimo il settore dei farmaci: infatti sono nate Facoltà di Biotecnologia, anche nel settore biomedico, dove si stanno preparando i futuri biotecnologi.
Eppure, la realtà non è così rosea. SCRIP, la rivista più autorevole per le analisi dei trend economici e delle strategie nel settore farmaceutico, definiva il 1998 “annus horribilis” per le biotecnologie (SCRIP, 5 febbraio 1999). Il valore azionario delle principali Società per lo sviluppo di prodotti biotecnologici era crollato nel 1998, in alcuni casi del 90% o più. I dati negativi sugli inibitori delle metalloproteinasi, batimastat e marimastat, nel cancro, sui derivati aminoguanidinici nell'arteriosclerosi, su una serie di antagonisti del complesso piastrinico IIb/IIa (orbofiban, xemilofiban, lamifiban, ecc.) hanno duramente condizionato le scelte degli investitori. Oggi i veri “padroni” dell'industria farmaceutica sono milioni di piccoli azionisti, sparsi per ogni dove e pronti a cambiare cavallo al primo dubbio.
E dunque c’è un futuro per le biotecnologie? Da un lato dobbiamo riconoscere che esse costituiscono la fonte di una serie di farmaci innovativi (dall'interferone all'eritropoietina), di molecole naturali in grande abbondanza (insulina, GH), di nuovi  vaccini oltre che  una lunga serie di strumenti diagnostici degli ultimi 20 anni. Dall'altro lato i farmaci, oggi nelle prime fasi di ricerca nei vari laboratori, sono spesso il frutto di varie competenze, tecnologie e discipline, diverse dalle biotecnologie. Basta sfogliare un qualsiasi numero di Science o Nature per riconoscere le competenze richieste oggi quali, ad es., combinatorial chemistry, bioinformatics, genomics, high-throughput screening. Inoltre va ricordato che il farmaco più maneggevole, soprattutto per il trattamento delle patologie croniche, rimane la molecola a basso peso molecolare e non il peptide. Da farmacologi noi riteniamo che si debba prestare notevole attenzione alle nuove tecnologie e alle competenze molecolari più avanzate; però non lasciamoci travolgere dall'entusiasmo biotecnologico.

                                                                                                  Ennio Ongini e Cesare Sirtori


Congressi e Corsi di Farmacologia
 Torna al sommario

 1999


- 20-23 Giugno, Firenze: XXIX Congresso Nazionale della SIF.
Per informazioni: Prof. G. Pepeu, Dip. Farmacologia Preclinica e Clinica, Università di Firenze, Viale Pieraccini 6, 50139 Firenze.
Tel.: 055-4271274; Fax: 055-4271280 - E-mail: pepeu@server1.pharm.unifi.it

- 3-7 Luglio, Budapest: EPHAR, 2nd European Congress of Pharmacology.
Per informazioni: Montesz Congress Bureau, P.O. Box 145, Budapest H-1445, Hungary.
Tel: +36-1-312-3807; Fax: +36-1-183-7918 - E-mail: ephar99@koki.hu

- 29 agosto-2 settembre, Bologna: Using Animals for Research in the Life Sciences.
Per informazioni: European Commission, Joint Research Centre, Institute for Health and Consumer Protection, Third World Congress ECVAM, 21020 Ispra, Varese.
 Tel: 0332-786256; Fax: 0332-786297 - E-mail: 3wc.bologna@jrc.it

- 20-22 settembre, Certosa di Pontignano (Siena). Scuola per dottorandi in Farmacologia e discipline affini.

Per informazioni: Maria Luisa Valacchi, Ist. di Farmacologia, Università di Siena.
Tel.: 0577-221255 - Fax: 0577-281928
- 26-29 settembre, Roma. Società Italiana di Neuroscienze. VIII Congresso Nazionale.
Per informazioni: Prof. Paolo Stanzione, Dr. Andrea Bassi, Sig.ra Tiziana Ardovini, Lab. di Neurofisiopatologia, IRCCSS Lucia - Via Ardeatina, 306 - 00179 Roma.
Fax: 06-51501467/08 - E-mail: sins@hsantalucia.it
- 3-5 dicembre, Milano. XIII Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio dell'Arteriosclerosi.
Per informazioni: SOCREA- Palazzo Visconti, via Cino del Duca 8, 20122 Milano; Segreteria: via Balzaretti 9, 20133 Milano.
Tel 02-20488318; Fax 02-29404961
 

SIF - Società Italiana di Farmacologia

CONSIGLIO DIRETTIVO

Presidente: Giancarlo Pepeu

Consiglieri: Giorgio Cantelli Forti, Anna De Pasquale, Francesco Di Carlo, Ennio Ongini, Francesco Rossi, Cesare Sirtori, Giulio Soldani

Segretario: Vincenzo Cuomo

Past President: Paolo Preziosi
 

Sede del Segretario:
Dip. Farmacologia e Fisiologia Umana - Sezione di Farmacologia
P.le Giulio Cesare-Policlinico - 70124 Bari
Tel: (080) 5778448/39 - Fax: (080) 5478444
E-mail: cuomo@cimedoc.uniba.it

Segreteria Organizzativa:
Viale Abruzzi 32, 20131 Milano
Tel: (02) 29520311/29513303 - Fax: (02) 29520179
E-mail: sifcese@comm2000.it

Comitato di redazione: Vincenzo Cuomo, Ennio Ongini, Giancarlo Pepeu

Direttore responsabile: Ennio Ongini