SIF -  Società Italiana di Farmacologia                                                                        "SIF - Notizie dicembre 1999"

FINANZIAMENTO DELLA RICERCA:
REALTA' E NOVITA' DEL PROGRAMMA MURST


Il programma di Co-finanziamento MURST della ricerca sta per completare il suo terzo anno di vita. Colloquialmente il programma è spesso indicato come “ex-40%”. A mio giudizio, però, questo riferimento non potrebbe essere più improprio. Rispetto al 40% di un tempo, infatti, quasi tutte le caratteristiche sono cambiate. Focalizziamoci su due differenze importanti: a) i soldi sono aumentati quasi di 3 volte; b) la valutazione della ricerca viene fatta non per decisione (assai sbrigativa) di comitati ma per approfondita analisi da parte di revisori (almeno due per ogni progetto. In Biologia e Medicina spesso molti di più, fino a sei).
Il progresso, assai apprezzato anche a livello internazionale, iniziato per intuizione del Ministro Berlinguer e ulteriormente rinforzato dal Ministro Zecchino, è divenuto possibile per la collaborazione davvero generosa di larga parte della comunità scientifica. Pensate che al momento il “data base” (debitamente costruito e praticabile) dei revisori biologici e medici si avvicina a 8.000, di cui circa 2/3 stranieri. Per la maggior parte dei progetti, quindi, l’identificazione di revisori qualificati non pone seri problemi. Tutto a posto, quindi? Probabilmente tra voi ci sono alcuni che, anche in base a specifiche esperienze, non saranno d’accordo con una conclusione del genere. Tutti noi sappiamo che la valutazione per peer review, pur essendo l’unica accettabile, non è, nè può essere, priva di errori. In aggiunta, analizzando i risultati ottenuti finora dai vari gruppi, mi sono convinto che quanto discusso recentemente su Science Vol 285, pp. 666-667, a proposito della differenza considerevole che esiste tra i vari campi di ricerca è proprio vero. In quelli più avanzati, infatti, le richieste dei revisori sono più grandi e rigorose, quindi il successo è senz’altro più difficile. Mentre per arrivare ad un confronto accettabile tra le varie aree (non solo scientifiche, come Biologia e Medicina, ma anche tecniche, giuridiche, umanistiche ecc.) abbiamo sviluppato un semplice ma, a mio giudizio, assai sensato artificio matematico, nell’ambito delle singole aree il problema rimane ancora aperto.
L’insuccesso di alcune domande, però, può dipendere non tanto dalla “sfortuna”, come discusso finora, ma anche da errori compiuti dai proponenti. Consideriamone soltanto due, collegati tra loro: a) gruppi di ricerca troppo numerosi e qualitativamente eterogenei: le Unità deboli, anche se minoritarie, possono “affondare” anche quelle forti; e b) gruppi magari buoni, o anche ottimi, ma interessati a cose diverse, senza evidenti ragioni, se non di collaborazione, almeno di positiva interazione critica. Bisogna pensare ormai che la valutazione delle domande è fatta da revisori professionali che lavorano usando criteri di eccellenza scientifica, non le strizzatine d’occhio di un tempo. L’opinione espressa dai revisori (nel loro complesso) è definitiva, non può essere corretta (o manipolata) nel Comitato Garanti. La qualità formale della application: ordine, chiarezza, coordinamento tra i vari contributi, completezza ecc. - finisce quindi per contare molto nel giudizio finale.
Concludiamo con le novità. Già negli anni scorsi circa un quarto dei progetti finanziati, scelti in base a criteri trasparenti, sono stati affidati ciascuno ad un esperto, il monitore esterno che, dietro un modesto compenso, ne sta seguendo il lavoro scientifico intervenendo criticamente e informando il MURST degli sviluppi. Quest’anno il Ministero, su nostra sollecitazione, ha deciso di andare più avanti, di nominare cioè per ogni area una commissione di 3 esperti che analizzerà il lavoro di tutti i progetti “in esaurimento”, quelli cioè iniziati nel '97, come risulta dalle relazioni dei coordinatori e, se il caso, anche da quelle dei monitori. Insomma, per la prima volta il lavoro di ricerca finanziato dal Ministero sarà valutato, come si dice in burocratese, anche ex post. Eventuali scandalose inadempienze comporteranno interventi fino alla esclusione di ricercatori dal programma e alla richiesta (all’Università) di restituzione dei soldi mal spesi.
Nel complesso quindi il programma Co-finanziamento si è sviluppato assai di più, e io credo anche meglio, di quanto molti di noi si aspettassero. Ulteriori sviluppi sono in fase di avanzata preparazione. Qualcuno potrebbe obbiettare che i grants erogati non bastano a sostenere un laboratorio in piena attività. Vero. Personalmente ritengo, però, che il significato del programma non sia solo economico, ma dimostri (per la prima volta nel paese) un vero interesse per la ricerca intesa come motore della cultura all’Università. Il docente-ricercatore ottiene soldi, in base alla sua “qualità”, per la sua Università; egli potrebbe quindi essere definito come “un buon investimento”. Potrebbe essere il punto di partenza verso una più completa riforma dell’accademia di cui, a mio giudizio, abbiamo grande bisogno.

                                                                                                          Jacopo Meldolesi

 


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