SIF -  Società Italiana di Farmacologia                                                                                       "SIF - Notizie 2000"

 

RACCONTI DEI BORSISTI

 


 

 

 Continuiamo la rubrica in cui sono riportate le relazioni dei borsisti.

Come già indicato nel numero precedente di SIF-Notizie, le ragioni di questa rubrica sono ovvie:

 

1) far sapere a tutti i soci come sono stati spesi i soldi delle borse di perfezionamento assegnate dalla SIF nel semestre o nell'anno precedenti;

 

2) dare a  chi ha usufruito di questi contributi la possibilità di raccontare in modo sintetico, ma libero, la sua esperienza scientifica e umana all'estero.

 

Ci auguriamo così che queste "relazioni" non siano solo momento di rendiconto (comunque importante), ma possano documentare la vivacità scientifica dei giovani farmacologi.

 

Alessandro Mugelli

 


 

L’assegnazione della borsa di studio dalla SIF mi ha permesso di svolgere un’attività di ricerca scientifica presso il laboratorio del Dr. D.G. Lambert, Università di Leicester (UK) per un periodo di circa tre mesi. Durante tale periodo ho svolto esperimenti di caratterizzazione del recettore umano della nocicettina a) nel vaso deferente, tessuto disponibile settimanalmente, in quanto la vasectomia è una pratica diffusa in Inghilterra, e b) su cellule CHO esprimenti il recettore ricombinante. In queste preparazioni sono stati testati gli effetti della nocicettina e di composti originali sia agonisti che antagonisti. I risultati di questi esperimenti sono stati riassunti in articoli attualmente sottomessi per pubblicazione (Br J Clin Pharm. per i dati ottenuti nel vaso deferente, J Med Chem per i dati sulle cellule transfettate). Il soggiorno in Inghilterra si è rivelato estremamente positivo per l’originalità dei dati che sono stati generati, per il fatto che ho appreso nuove tecniche  che intendo nell’immediato futuro trasferire nel mio laboratorio a Ferrara, ed infine perchè il mio soggiorno in Inghilterra ha contribuito a consolidare la collaborazione con il gruppo inglese. A tal proposito, durante la prossima estate tornerò per un periodo di circa tre mesi a Leicester grazie al fatto che la CRUI ed il British Council hanno approvato una nostra domanda (Ferrara-Leicester) relativa alla collaborazione italo-britannica per la Ricerca e l’Istruzione Superiore. – Bando 2000. 

 

Raffaella Bigoni

 


 

La lipocortina 1 (LC1), denominata anche annessina 1, è una proteina glucocorticoide inducibile. Essa riduce la migrazione leucocitaria in diversi modelli di infiammazione acuta, come ad esempio in quello dell’ischemia/riperfusione splancnica nel ratto. Scopo del mio lavoro sperimentale, nell’ambito del soggiorno presso il Department of Biochemical Pharmacology del William Harvey Research Institute of London, nei laboratori del Dr. Mauro Perretti, è stato quello di valutare gli effetti della LC1 sull’estensione dell’area di necrosi in un modello sperimentale di ischemia/riperfusione miocardica nel ratto. Ho valutato l’infarct size (IS), l’attività mieloperossidasica (MPO) e i livelli di alcune citochine TNFa e MIP1a mediante metodica ELISA. Inoltre, è stata valutata l’espressione del fattore CD11b dei neutrofili circolanti su campioni di sangue prelevati da ciascun gruppo sperimentale, mediante citofluorimetria. I risultati ottenuti hanno mostrato che la somministrazione i.v. di LC1 all’inizio della fase di riperfusione ha un effetto protettivo sull’estensione dell’area di necrosi tissutale miocardica per una riduzione dell’infiltrazione leucocitaria nel tessuto infartuato. Tale effetto protettivo è associato ad una riduzione dei livelli miocardici di MPO, TNF-a e MIP1a. I risultati sperimentali ottenuti sono in corso di pubblicazione su FASEB Journal.

 

Clara Di Filippo

 


 

Durante l’anno trascorso al Ludwig Institute for Cancer Research, nel laboratorio diretto dal Dr. Renauld, mi sono dedicata allo studio di geni indotti da IL-9. Un valido approccio nello studio dei geni indotti da una citochina è la Representational Difference Analysis (RDA). Questa tecnica permette di studiare i geni differenziali tra due popolazioni cellulari. In seguito ad una RDA eseguita su un linfoma murino stimolato o no con IL-9, è risultata l’induzione del gene 24p3. La seconda parte del progetto è consistita nello studio di tale gene e del meccanismo con cui viene indotto da IL-9. Il gene 24p3 codifica per una proteina solubile, la cui principale funzione è quella di carrier di molecole idrofobe. IL-9 induce tale proteina solo in linfomi T murini e non in altri tipi di tumori. L’induzione è IL-9 specifica, perché altre citochine non hanno lo stesso effetto, ed è specifica di cellule T tumorali, poiché IL-9 non riesce ad indurre la proteina in cellule T non trasformate. Il meccanismo di induzione implica un fattore intermediario, in quanto il messaggio della proteina 24p3 appare solo dopo 48 ore di stimolazione con IL-9. Inoltre, il blocco della sintesi proteica ex-novo inibisce l’induzione del gene 24p3 da parte di IL-9, confermando un meccanismo indiretto. Questo progetto è oggetto di un articolo scientifico in fase di preparazione. L’apprendimento di una tecnica per studiare geni non noti indotti da una citochina (RDA), costituisce il principale arricchimento tecnico-scientifico, tratto da questa esperienza all’estero.

 

Ciriana Orabona

 


 

Presso il laboratorio di Neuropsicofarmacologia del Dipartimento di Farmacologia dell’Università della California Irvine diretto dal Prof. Daniele Piomelli stiamo studiando gli effetti che gli endocannabinoidi, sostanze simili alla marijuana prodotte dal nostro organismo, hanno a livello del Sistema Nervoso Centrale. In particolare, stiamo studiando attraverso tecniche biochimiche (HPLC/Spettrometria di Massa) e comportamentali i profili farmacologici di alcune sostanze di nuova sintesi capaci di modulare i livelli degli endocannabinoidi sia a livello periferico che centrale. I risultati delle nostre ricerche sono incoraggianti e dimostrano che i singoli endocannabinoidi, con meccanismi differenti, sono capaci di regolare molte funzioni cerebrali e di giocare un ruolo altrettanto importante in alcune patologie neuropsichiatriche come la schizofrenia, il morbo di Parkinson, la sindrome di Tourette e l’autismo. La possibilità di modulare farmacologicamente gli endocannabinoidi permetterebbe, perciò, di capire in dettaglio il ruolo fisiologico che gli endocannabinoidi svolgono a livello centrale e potrebbero fare sperare ad un loro possibile utilizzo terapeutico. I risultati di queste ricerche, che sono ancora in corso, sono state sottomesse per la pubblicazione su importanti riviste internazionali di farmacologia e di neuroscienze. L’esperienza da me condotta presso il Dipartimento di Farmacologia dell’Università della California Irvine mi ha permesso, oltre che di approfondire lo studio della farmacologia degli endocannabinoidi, di acquisire una nuova tecnica (HPLC/Spettrometria di Massa) che porterò presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Cagliari diretto dal Prof. Gian Luigi Gessa nonché di consolidare con il gruppo del Prof. Daniele Piomelli una proficua collaborazione scientifica. 

 

Felice Nava

 


 

Usufruendo di una borsa di studio SIF, assegnatami nell'anno 1999 ho trascorso un periodo di tre mesi presso l'Unité INSERM 288 di Neuropsychopharmacologie (moléculaire, cellulaire et fonctionelle), Facoltà di Medicina Pitié-Salpetriére, Boulevard de l'Hopital 91, Parigi, fondata e diretta dal Dr. Michel Hamon. In tale laboratorio da sempre si occupano della trasmissione serotoninergica come bersaglio per la terapia dei disordini dell'umore. Alla luce delle interazioni esistenti tra asse ipotalamo-ipofisi-surrene e neurotrasmissione serotoninergica centrale relativamente alla fisiopatologia della depressione, abbiamo approfondito lo studio dei meccanismi di autocontrollo, mediati dai recettori 5-HT1A, che regolano la neurotrasmissione serotoninergica. A questo proposito l'utilizzazione di topi transgenici con una ridotta espressione dei recettori glucocorticoidi (Centre de Recherches CHUL di Ste Foy- Quebec), che rappresentano un modello animale di depressione, ci è sembrata particolarmente pertinente. Abbiamo evidenziato che in condizioni normali non esistevano differenze significative tra attività funzionale degli autorecettori 5-HT1A del nucleo dorsale del rafe in topi wild type e in topi mutanti. Tuttavia un trattamento cronico con fluoxetina o un ciclo di stress cronico moderato determinava delle anomale risposte funzionali negli animali transgenici. Poichè è noto che la desensibilizzazione degli autorecettori 5-HT1A non è associata ad una riduzione della densità recettoriale, l'autoradiografia con 35[S]GTPgS, che permette di visualizzare l'attivazione delle proteine G associate al recettore 5-HT1A ha permesso di ipotizzare che tali variazioni della funzionalità recettoriale fossero dovute ad un disaccoppiamento recettore-proteina G. Test comportamentali che permettono di misurare lo stato di ansia hanno permesso di definire ulteriormente le differenze di adattamento degli autorecettori 5-HT1A allo stress o ad un trattamento cronico con antidepressivi. In conclusione si può affermare che in questo modello animale di depressione, gli autorecettori 5-HT1A rispondono con un alta desensibilizzazione funzionale al trattamento cronico con fluoxetina, mentre mostrano un’incapacità di adattamento allo stress. Questo effetto non era associato ad una riduzione della densità recettoriale, ma ad una disattivazione delle proteine G ad essi associate. Questa esperienza all'estero, oltre ad avermi permesso l'acquisizione di tecniche nuove (elettrofisiologia extracellulare in vitro, autoradiografia con 35[S]GTPUS e test comportamentali), ha contribuito notevolmente ad incrementare il mio bagaglio culturale sulla neurotrasmissione serotoninergica centrale. I dati raccolti da questo studio sono già stati presentati a congressi nazionali ed internazionali (Los Angeles, Princeton, Marsiglia) e sono in via di elaborazione per la pubblicazione su una importante rivista internazionale.

 

Enza Palazzo


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