Lettere a SIF Notizie
Lettera del Prof. Giorgio Bignami

 

Caro Direttore,

allo scambio tra Piero Dolara e Lucio Annunziato sull’ultimo numero di SIF Notizie vorrei aggiungere alcune precisazioni sui modi di impiego degli indicatori scientometrici come l’Impact Factor (IF) e la Citation Analysis (CA).

D’accordo con Dolara che l’IF, una volta stralciati i casi in cui risulta minima o nulla la produzione sulla letteratura internazionale, non possa essere usato direttamente per confronti tra aree e sub-aree pur apparentemente affini, ma spesso caratterizzate da IF sostanzialmente diversi. L’IF può invece servire per confronti sulla collocazione dei lavori negli elenchi ordinali (graduatorie) delle riviste di varie aree (SCI/JCR – Subject Category Listing), cioè per verificare quali e quanti lavori siano apparsi su riviste leader, su riviste "senza infamia e senza lode" o su riviste "fanalini di coda". Per esempio, nel laboratorio di Fisiopatologia dell’Istituto Superiore di Sanità di cui sono stato responsabile per qualche anno, sino al mio recente pensionamento, abbiamo confrontato nei rendiconti 1996 e 1997 i lavori dei gruppi di ricerca neurobiologici e comportamentali (i primi destinati a riviste con IF sensibilmente più elevati di quelle dei secondi), utilizzando un indicatore di posizione ordinale (PO) rispettivamente nell’area Neurosciences (NE) e nell’area Behavioral Sciences (BS) del SCI/JCR, e cioè:

PO = n-x+1/n   dove    n = numero delle riviste nell’area  e x = posizione ordinale nella lista

(in modo che la rivista leader valga sempre 1,0 e le successive a decrescere, con 0,5 a metà lista).

In ambedue gli anni, gli IF medi dei lavori in riviste NE e BS sono risultati sensibilmente diversi, i PO medi invece quasi identici e sufficientemente elevati (media generale 0,73 nel 1997) per confermare che la gran parte della produzione era andata su riviste leader o quasi-leader (soprattutto se si andassero a scontare le primissime posizioni delle riviste fatte di rassegne; v. oltre).

Il settore farmaco-tossicologico pone problemi un po’ più complessi: da un lato, il nostro PO può andar bene per tener conto dei più bassi IF nell’area Toxicology rispetto all’area Pharmacology & Pharmacy (nel SCI/SGR 1996, le tre riviste tossicologiche sul podio, dopo escluse quelle di rassegne, sono tra 3, 19 e 2,16); ma dall’altro, per dirla con Orwell, alcune farmacologie sono palesemente "più eguali" di altre, soprattutto per l’effetto trainante della biologia e genetica molecolare (Gene Therapy IF 7,41; Molecular Pharmacology IF 6,10; cioè ambedue sensibilmente al di sopra di tutte le riviste leader "classiche").

Ma quando vanno valutati soggetti con lunga esperienza (nei concorsi di prima fascia, per il coordinamento di progetti), l’IF ha un valore a dir poco risibile rispetto a una Citation Analysis fatta cum grano salis (cioè anche qui relativizzando per aree e sub-aree, ecc.). È noto, infatti, che dopo escluse le autocitazioni, la stragrande maggioranza dei lavori riceve su più anni 0-1-2 citazioni; e che quanto più elevato è l’IF di una rivista, tanto più asimmetrica (sino alla classica L) è la distribuzione delle citazioni dei lavori pubblicati in essa (cioè pochi lavori stracitati tirano su la media, poi si scende a precipizio su quelli poco citati o non citati).

Ultimo, ma non meno importante: non vorrei essere nei panni dei Cinque Garanti del MURST quando si tratta di porre a diretto confronto le credenziali in aree c.d. hard e c.d. soft (le scienze dell’uomo, cioè psicologia, sociologia e antropologia; i settori storici e umanistici, come è previsto dalle nuove normative. È noto infatti che nei secondi, date le loro specifiche caratteristiche, prevalgono stili di citazione assai diversi da quelli dei primi (più volumi e capitoli di volumi e meno articoli su riviste, e inoltre parecchia "letteratura grigia"); e che comunque le differenze nei criteri di valutazione sono differenze qualitative che non possono ridursi a quantità correggibili con marchingegni come la nostra modesta invenzione (il PO). Tra l’altro, si riscontra oggi una forte spinta – almeno a parole – verso la ricerca sugli aspetti psico-socio-antropologici della medicina e della sanità, che senza un sostanziale aggiustamento dei criteri di valutazione dovrebbe essere condotta da candidati al fallimento e al martirio (v. in proposito la soluzione elaborata per la produzione dei Sociologi polacchi da B.M. Webster, Journal of Information Science, 1998, 24: 19-32, onde tener conto della Forte Specificità culturale-locale in un’area "soft").

Forte, insomma, è il rischio – come recitano due famose battute americane – che conoscendo come unico strumento il martello, si trattino tutti gli oggetti come se fossero chiodi; e che così facendo, si piantino gli ultimi chiodi sulle bare di settori importanti già in forte sofferenza. E inoltre, si rischia di promuovere innaturali alleanze tra chi è legittimamente penalizzato e chi viene ingiustamente punito, quindi di far scoppiare "contro rivoluzioni" suscettibili di creare poderosi intralci ai necessari ammodernamenti, come è avvenuto sin troppo spesso nella storia dell’uomo.

Giorgio Bignami
già Dirigente di Ricerca presso l’Istituito Superiore di Sanità, Roma
Via Sabazio 42
00199 Roma

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